mercoledì 27 gennaio 2010

sul treno (Il dottor Živago)

Allora, come un telegramma spedito in viaggio o come un saluto arrivato da Meljuzeev, entrava dal finestrino un profumo ben noto, che sembrava diretto proprio a Jurij Andrèevič, rivelandosi a lui, nel suo angolo, con silenziosa intensità. Quel profumo si manifestava con calma superiorità da chissà quale angolo appartato, ed emanava da altezze inusitate per i fiori dei campi e delle aiuole. Per la ressa, il dottore non poteva avvicinarsi al finestrino. Ma, anche senza guardare, li vedeva quegli alberi. Crescevano certo li vicino e protendevano tranquilli verso i tetti dei vagoni i loro rami fronzuti col fogliame polveroso per il passaggio dei treni e denso come la notte, fittamente ricoperto dalle piccolo ceree stelle delle infiorescenze. Per tutto il tragitto fu sempre la stessa cosa. Dappertutto folla che rumoreggiava, dappertutto tigli che fiorivano. L'incessante alitare di quel profumo sembrava precedere il treno in corsa verso il nord, come una voce di popolo che volava sui caselli, sulle stazioni sperdute, e che i viaggiatori ritrovavano sempre diffusa ovunque e confermata.

(B.Pasternak, Il dottor Živago, L'addio al passato, cap. 13 )
Pubblicato da Giulia alle 07:09 |  
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