mercoledì 28 gennaio 2009

Bruce Springsteen - Bobby Jean (da Born in the USA)

Well I came by your house the other day, your mother said you went away
She said there was nothing that I could have done
There was nothing nobody could say
Me and you we've known each other ever since we were sixteen
I wished I would have known I wished I could have called you
Just to say goodbye Bobby Jean
Now you hung with me when all the others turned away turned up their nose
We liked the same music we liked the same bands we liked the same clothes
We told each other that we were the wildest, the wildest things we'd ever seen
Now I wished you would have told me I wished I could have talked to you
Just to say goodbye Bobby Jean
Now we went walking in the rain talking about the pain from the world we hid
Now there ain't nobody nowhere nohow gonna ever understand me the way you did
Maybe you'll be out there on that road somewhere
In some bus or train traveling along
In some motel room there'll be a radio playing
And you'll hear me sing this song
Well if you do you'll know I'm thinking of you and all the miles in between
And I'm just calling one last time not to change your mind
But just to say I miss you baby, good luck goodbye, Bobby Jean

http://it.youtube.com/watch?v=_caz4qMxTH4

L'altro giorno sono andato a casa tua
Tua madre ha detto che te n'eri andato
Mi disse che non avrei potuto farci niente
Non c'era niente che nessuno potesse dire
Io e te ci conosciamo fin da quando eravamo sedicenni
Avrei voluto saperlo
Avrei voluto poterti chiamare
Solo per dire arrivederci Bobby Jean
Sei rimasto con me quando tutti gli altri se ne andavano, storcendo il naso
Ci piaceva la stessa musica, ci piacevano le stesse band, ci piacevano gli stessi vestiti
Ci dicevamo che eravamo i più scatenati
Le cose più selvagge che avessimo mai visto
Ora speravo che me lo volessi dire
Avrei voluto poterti parlate
Solo per dire arrivederci Bobby Jean
Andavamo in giro sotto la pioggia e parlavamo del dolore che tenevamo nascosto al mondo
Adesso non ci sarà più nessuno, nessun luogo, mai più che mi capirà come te
Forse sarai in quella strada da qualche parte,
in viaggio in qualche bus o treno, nella stanza di qualche motel ci sarà una radio che suona
e tu mi ascolterai cantare questa canzone
Certo, se lo farai, sappi che sto pensando a te e tutte le miglia che stanno nel mezzo
e sto chiamando per l'ultima volta
Non per farti cambiare idea,
ma solo per dirti che mi manchi baby, buona fortuna, arrivederci Bobby Jean
Pubblicato da Giulia alle 12:35 | 0 commenti  
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da ilsussidiario.net

USA/ L’aborto, una questione non politica
Lorenzo Albacete
mercoledì 28 gennaio 2009

Il 23 gennaio del 1974 partecipai a Washington alla prima “Marcia per la vita” per protestare contro la decisione di un anno prima della Corte Suprema (Roe vs. Wade), che aveva sancito come diritto costituzionale il procurare o effettuare aborti. A quel tempo l’atmosfera alla Marcia era piena di speranza e l’approvazione di un emendamento costituzionale per annullare la sentenza Roe vs. Wade appariva possibile a molti.

Quest’anno, trentaquattro anni dopo, l’atmosfera della Marcia era quella di un atto di testimonianza molto più che di strategia politica. L’elezione a presidente di Barack Obama, sostenitore della Roe vs. Wade (la cui costituzionalità è stata riaffermata dalla Corte Suprema), rende improbabile che la causa del movimento antiabortista trovi molti appoggi a livello politico. In effetti, la maggioranza degli americani sembra del tutto a suo agio con la legalizzazione dell’aborto.

Il giorno dopo la Marcia, il presidente Obama ha revocato il divieto dell’Amministrazione Bush di concedere finanziamenti federali a organizzazioni internazionali che promuovono l’aborto. Questo divieto fu introdotto da Ronald Reagan, rimosso da Carter, imposto di nuovo da Bush senior, cancellato da Clinton (nello stesso giorno della Marcia), ristabilito da Bush junior (nel giorno della Marcia) e ora annullato da Obama, mantenendo una promessa elettorale fatta alla sinistra del Partito Democratico. Il presidente Obama ha aspettato il giorno dopo la Marcia per emanare il suo provvedimento (e senza alcuna pubblicità alla sua firma), come gesto di rispetto, ha dichiarato, per il movimento antiabortista.

La posizione di Obama non è una sorpresa. Dopotutto, non vi è nessuna indicazione nella sua educazione che gli sia mai stato insegnato come affrontare in modo critico questo argomento. Sebbene cristiano battezzato, ha scelto di identificarsi in quanto tale solo in età adulta, sotto l’influenza di una comunità ecclesiale senza alcuna tradizione di una morale basata sulla “legge naturale”, ma piuttosto sull’enfatizzazione degli aspetti di giustizia sociale, occupandosi di discriminazione razziale e povertà seconda una secolarizzata ideologia progressista.

Nel periodo in cui si definiva un nero “americano”, l’influenza delle comunità battiste fondamentaliste nere si era indebolita parecchio, soprattutto nel Nord. La sua vita ecclesiale era essenzialmente la branca religiosa afroamericana della politica del Partito Democratico. Quando i ministri religiosi neri e i leader religiosi (come Jesse Jackson) abbandonarono le loro convinzioni religiose pro-life per essere accettati dal Partito, la causa liberal divenne essenzialmente pro aborto.

E poi c’erano i Democratici cattolici i quali, nella Chiesa divisa dalla condanna della contraccezione, trovarono preti, religiosi e teologi che li portarono a credere che potevano rimanere buoni cattolici senza opporsi alle politiche del loro partito in favore dell’aborto (solo qualche giorno fa, di fronte alle critiche anche di alcuni progressisti, la cattolica Nancy Pelosi ha difeso la promozione della contraccezione come componente necessaria del piano dell’Amministrazione per rivitalizzare l’economia).

I cattolici anti-aborto sono stati costretti a rifugiarsi tra le accoglienti braccia dei Repubblicani, ma nell’attuale disordine e tentativo di riposizionamento del Partito Repubblicano appare chiaro come, per attrarre i Democratici contrari all’aborto, molti Repubblicani avessero nascosto le loro posizioni in favore dell’aborto. Così, il movimento anti-aborto è rimasto senza una casa politica e, forse, questo si rivelerà una benedizione. Per ora, si tratta veramente in primo luogo di una questione di testimonianza piuttosto che di politica di partito.
Pubblicato da Giulia alle 12:21 | 0 commenti  
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dal ilsussidiario.net (sez.cultura)

LETTURE/ Il san Tommaso di Chesterton, quando la ragione è “degna di fede”
Pigi Colognesi
mercoledì 28 gennaio 2009

Oggi è la festa di san Tommaso d’Aquino. Non è facilmente immaginabile che, per celebrarlo, qualcuno vada a leggersi un paio di articoli della gigantesca Summa. Semmai, qualche zelante potrebbe aver voglia di riguardarsi le pagine a lui dedicate sul suo manuale di filosofia. Del resto, quelli più recenti gli dedicano sempre meno spazio. Ma c’è una strada più agile e perfino divertente. Leggersi il ritratto che al grande filosofo e teologo del XIII secolo ha dedicato la penna arguta e ficcante di Chesterton (edizioni Lindau).
Il creatore di padre Brown ammette subito di non essere un filosofo competente. E questo per il lettore è un vantaggio, in quanto anche i contenuti più ardui gli sono resi accessibili da una scrittura brillante e molto evocativa. Pur non essendo filosofo, Chesterton ha un obiettivo squisitamente filosofico nel suo ritratto: far capire la grandiosa «svolta» che il monaco domenicano ha prodotto nel pensieri cristiano e occidentale in genere. Una svolta paragonabile a quella realizzata qualche decennio prima su un altro versante da san Francesco, cui lo stesso Chesterton aveva dedicato un precedente volume.
In cosa è consistita questa svolta? «Tommaso d’Aquino è stato uno dei maggiori artefici dell’emancipazione dell’intelletto umano… L’essenza della dottrina tomistica è che la ragione è degna di fede». Tommaso, infatti, si oppone radicalmente ad ogni scetticismo e ad ogni dualismo tra pensiero e realtà. Realtà sempre in primo piano nella sua riflessione e mai piegata alla tirannia delle idee o alla corrosione di una spiritualità evanescente. Qui sta il valore della sua riscoperta di Aristotele, che gli ha permesso di «salvare l’elemento umano nella teologia cristiana… Il suo aristotelismo significava semplicemente che lo studio dei fatti più insignificanti portava allo studio delle verità più importanti». Ne consegue l’inossidabile «ottimismo» che, secondo Chesterton, attraversa tutte pagine dell’Aquinate: «Nessuno può capire la filosofia tomista, e neanche la filosofia cattolica, a meno che non si renda conto che la sua parte fondamentale è la lode della Vita, la lode dell’Essere, la lode di Dio in quanto creatore del mondo».
Chesterton non si nasconde, anzi enfatizza, il fatto che l’impostazione tomista è oggi, dopo il trionfo di una visione pessimista e scettica, del tutto impopolare e persino difficile da comprendere. Proprio per questo egli cerca di rendere accessibili alcuni principio basilari del modo di ragionare di san Tommaso. Memorabili al riguardo le pagine in cui Chesterton spiega il significato della parola Ens, partendo dalla costatazione del prato verde fuori dalla finestra fino a giungere alla constatazione della diversità delle cose, alla loro non eternità (che non ne cancella l’essere), a Dio. «Il bambino è consapevole dell’Ens. Molto prima di sapere che l’erba è erba, e che lui è lui, sa che qualcosa è qualcosa. È su questa inezia che Tommaso costruisce tutto il lungo processo logico, che nessuno è mai riuscito a contestare, su cui fonda tutta la logica della cristianità».
Il ritratto chestertoniano non è però un trattato di filosofia in pillole. I tratti umani e spirituali di san Tommaso sono tracciati con estrema vivezza e con profonda arguzia sono contrapposti a tanti nostri modi di penare irragionevoli. Molti sono gli episodi narrati e uno merita di essere ricordato. Narrano i biografi del santo che una volta la voce di Dio chiese a san Tommaso una ricompensa per il suo grande lavoro. «Lui – annota Chesterton - non era una persona che non voleva nulla; era una persona enormemente interessata a tutto… Tra le migliaia di cose che avrebbero veramente soddisfatto il suo vasto e gagliardo appetito per l’immensità e la vastità dell’universo… Tommaso, con un’audacia quasi blasfema che è tutt’uno con l’umiltà della sua fede, disse: “Voglio avere Te”».
Pubblicato da Giulia alle 12:17 | 0 commenti  
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